Biografia

Andrea TAvernati

Non ho ancora capito se, tra lavoro quotidiano sulla lingua con cui si raccontano le cose e la lenta e ricorrente marea della scrittura creativa, la parola é il mio habitat

o se é lei che mi abita. 

Una convivenza complessa, talvolta burrascosa, segnata anche da lunghe pause e frenetici rapporti passionali, ma uno di quegli amori che, alla fine, vincono sempre .

Siamo uomini o scrivani? Che dico scrivani…scriventi!

Non so esattamente quando si è concretizzata nella mia testa la certezza che la scrittura sarebbe stata il mio mondo, ma di sicuro durante gli anni delle scuole superiori. Prima volevo fare il pompiere, poi l’etologo (allora si diceva: il naturalista) poi finalmente il giornalista e infine lo scrittore.

Scoprire che “fare lo scrittore” non è un lavoro (cioé, non ti dà da vivere) è stato un brutto colpo. Però mi è servito per capire che ci sono tanti ambiti in cui scrivere è importante. In fondo tutti pensiamo di avere una storia da raccontare, e che sia importante raccontarla nel modo giusto. Lo storytelling (per usare un  termine di oggi) è come ce la raccontiamo e ci vuole qualcuno che viva per raccontarla.

 

Così negli anni ‘80, fresco di laurea, naturalmente in Lettere, conseguita nell’università di Pavia, città dove sono nato -sì, già allora si diceva che era una laurea priva di sbocchi lavorativi, tranne l’insegnamento- sono approdato a Milano per fare il pubblicitario, o, meglio, il copywriter, lo scrittore per la pubblicità. Lo faccio ancora adesso, 35 anni dopo.

 

Intanto ho continuato a scrivere anche per pura passione e le idee e poi le forme dei libri pubblicati dal 2013 hanno cominciato a delinearsi molto prima, tra gli anni ‘80 e gli anni ‘90. Non sono propriamente uno scrittore di getto.

Il demone della scrittura é anche una brutta bestia. Scrivi sulla spinta di una ricorrente coazione, cui non puoi sottrarti troppo a lungo, nel momento in cui lo fai ti senti felice e cinque minuti dopo sei preda di mille dubbi: niente ti sembra degno di essere letto da chicchessia. L’elastico tra desiderio di condivisione e senso di inadeguatezza é sempre in tensione.

Cosí, quando una casa editrice accetta di pubblicare il piú improbabile dei  libri, un poema interiore costruito mediante una lunga sequenza di haiku, l’elastico si spezza, il tuo libro vorresti regalarlo a tutti e vorresti che tutti lo leggessero. 

 

Il 2013 é stato il mio anno spartiacque: sono diventato una copertina con una foto scattata da mia figlia. Cose che ti portano a darti da fare.

Mi sono guardato intorno, partendo da dove abito ,e mi sono proposto di collaborare con La Casa della Poesia di Como, creata da Laura Garavaglia. Per dieci anni ne sono stato vicepresidente. Ogni anno abbiamo realizzato il Festival Internazionale di Poesia Europa in versi, portando sulle rive del lago autori importanti provenienti da ogni parte del mondo. Inoltre ho fatto parte della giuria dell’omonimo Premio annuale, allargato anche alla narrativa, e presieduto da Milo de Angelis.

Ho partecipato a mia volta a festival nazionali e internazionali, e a diversi premi.  Qualcuno l’ho anche vinto.  Mie poesie e racconti sono stati tradotti in inglese, spagnolo, turco, farsi, slovacco, rumeno.

Per il futuro, diversi progetti in testa, idee vaganti, frammenti di scritture. Vedremo.

Tutto sommato, non ho ancora capito se,  tra lavoro quotidiano sulla lingua con cui si raccontano le cose e la lenta e ricorrente marea della scrittura creativa, la parola é il mio habitat o é lei che mi abita

 

Propendo per questa seconda possibilitá. Una convivenza complessa, talvolta burrascosa, segnata anche da lunghe pause e frenetici rapporti passionali, ma uno di quegli amori che, alla fine, vincono sempre .

 

Dal 2013 ho pubblicato cinque libri, tre di poesia, L’Intima Essenza -la via degli haiku (2013 – Tripla E editore, Torino), Tamburi (Gattomerlino Editore 2015 – Roma) e Haiku delle cinque stagioni (Puntoeacapo editrice 2024 Pasturana); una raccolta di racconti, E niente indietro ( I Sognatori Editore – 2015 – Lecce) e un romanzo, O per Sole o per Ombra (Porto Seguro editore  – 2021 – Firenze, Milano, Roma), che continuo a preferire chiamare “storia” o “narrazione”. L’ho sempre fatto con una casa editrice perché penso che il rapporto con i professionisti dell’editoria, il loro apporto in fase di editing e di costruzione di quell’oggetto materiale o immateriale che è un libro, sia utile e importante per chi scrive, anche quando poi l’editore fa poco o nulla per promuovere e far conoscere il tuo libro.

ANDREA TAVERNATI

antave60@gmail.com